Tra la fine degli Anni Venti e gli inizi degli Anni Trenta, Frasso ebbe il suo piccolo sviluppo industriale, che si protrasse nei primi decenni dopo la Guerra. Fu opera di due famiglie locali: gli Amore (Paino) e gli Spagnuolo (Santone).
I Fratelli Amore abitavano giù al Tuoro, ma con la costruzione dell'Oleificio, si spostarono fuori dell'abitato "addereto 'a via nova". Erano tre fratelli e due sorelle. Il padre Pasquale era un tranquillo e pacifico signore, che ho conosciuto molto anziano e che ricordo seduto fuori dell'Oleificio nelle belle giornate. Ad avviare l'iniziativa industriale furono i figli maschi: Antonio, Salvatore e Celeste, la "mente" dell'impresa, che ebbe un significativo impulso con il matrimonio di Antonio e Salvatore con due sorelle di Montefalcone di Val Fortore (BN): Teresa e Filomena che - a quanto si diceva - portarono una bella dote.
Le due famiglie abitavano accanto all'Oleificio
Una a destra e una a sinistra e furono allietate da numerosi figli.
Ad Antonio (persona compita e "diplomatica") e Teresina nacquero Pasquale, Anna (la più simpatica di tutti, che i fratelli più piccoli e noi loro amici amavamo e temevamo come la "sorella maggiore"), Irma, Gianni, Maria, Elio, Lucio, Silvana.
A Salvatore e Filomena: Nicola, Bruno, Lino, Roberto, Elvira, Rosanna.
Penso con grande nostalgia a tutta l'attività che si svolgeva all'Oleificio, dove soprattutto durante la lavorazione della "sanza" c'era un continuo via vai di mezzi e di gente, con la "tufa" che segnava l'inizio e la fine della giornata lavorativa per gli operai e la ciminiera sempre fumante immortalata con orgoglio nel panorama di Frasso riportato sotto il quadro della Madonna di Campanile (opera del pittore Nando Masciotta) che si espone all'inizio del Novenario in via Portella.
A motivo dei ragazzi che erano amici di tutti (come i loro genitori) e della capacità di accoglienza di zi' Teresina e di zì Filomena (due bravissime signore), gli "industriali di Frasso" non vivevano appartati dalla gente, ma in rapporto molto simpatico e fraterno. Ricordo che zi Totonno e zi' Teresina furono i primi - era il 1956 - a comprare una televisione a Frasso (dove da poco era stato chiuso il vecchio cinema, che si trovava in una sala del Palazzo del Principe ed era gestito da Vincenzo Della Selva) con la conseguenza che la grande sala da pranzo della loro casa (a pian terreno) divenne una specie di sala cinematografica del paese, occupata nel pomeriggio dai bambini (andavamo a vedere Rin tin tin) e la sera (soprattutto il giovedì quando c'era "Lascia o Raddoppia" con Mike Buongiorno) dagli adulti.
Ancora adesso penso alla pazienza e al senso di accoglienza di zì Teresina. E l'ammiro. Nella famiglia Amore arrivò a Frasso anche il primo frigorifero (che i ragazzi chiamavano "frigidaire"), portato da alcuni parenti americani.
Sia gli Amore che gli Spagnuolo appoggiavano l'Amministrazione Viscusi, che concedeva l'uso dell'acqua con larghezza alle loro attività, cosa che talora lasciava le fontane pubbliche asciutte e che provocò una dura campagna elettorale da parte di Sebastiano Giaquinto, democristiano, che vinse le elezioni, divenendo sindaco. Poi fu trovata una soluzione che si consolidò con i nuovi equilibri politici che si stabilirono negli anni sessanta. Col crescere dei figli e con la costruzione del palazzo in Piazza (demolendo un'ala del Palazzo del Principe), dove andarono ad abitare i nuovi nuclei familiari, come pure con l'impegno politico di alcuni membri della famiglia (soprattutto Nicola, amico di De Mita che ebbe importanti incarichi: consigliere provinciale, presidente dell'Ospedale civile di Benevento...) si allentò (con qualche eccezione) il rapporto affettivo semplice, familiare e diffuso tra gli Amore e i compaesani, anche se per ancora molti anni rimase consistente quello politico.
Subentrò poi la necessità della delocalizzazione (anche per motivi ecologici) e il trasferimento di alcune attività (e di molti membri della famiglia) fuori Frasso.
Oggi tutto quel mondo pieno di vita dello Stabilimento Amore è vuoto e silente. Hanno resistito soltanto i figli di Bruno che vi risiedono ancora e in una parte dell'antico edificio hanno avviato il "Birrificio del Sannio".